Sono passati duecento anni da quando il generale Josè de San Martin, dichiara la “Independencia del Perù” ovvero la separazione dall’Impero spagnolo che conquistò quest’area nel XVI secolo, stabilendovi un Vicereame creando un vero e proprio distretto coloniale spagnolo con capitale a Lima.
Dunque, dopo la dichiarazione di Indipendenza, passarono altri tre anni prima di sconfiggere definitavamente l’esercito iberico, dove il liberatore potè finalmente esclamare : “Il Perù è da questo momento libero e indipendente per volontà del popolo e per la giustizia della causa che Dio difende. Viva la Patria ! Viva la Libertà ! Viva l’Indipendenza“.
Nonostante la fine del regime politico che durò oltre tre secoli, il sistema coloniale aveva ormai affondato le sue radici, definendole forme culturali di un’intera società e seppur con la dichiarazione dell’Indipendenza non si scompose.
La secolarizzazione fu una delle conseguenze più ovvie del crollo coloniale, con l’aggiunta di un duro capovolgimento di tendenza nella geografia del Paese. Gran parte del commercio fiorirà infatti con l’apertura dei porti, rafforzando città come Arequipa, Lima e Tacna. In questo processo, i vecchi centri andini meridionali come Cuzco e Huamanga persero il loro posto di dominio regionale.
Così questa scissione repubblicana portò a sviluppi disomogenei, che assicurano la sussistenza e persino l’approfondimento di grandi differenze culturali. Si allargò così il divario tra le arti “colte”, legate alle scene internazionali, e le arti “popolari”, legate alle tradizioni locali di origine coloniale. Si può addirittura affermare che proprio in questo periodo sia nata la nozione stessa di “arte popolare” come concetto differenziato.
Fuori dalla capitale, il fiorire delle arti decorative per tutto il XIX secolo segna il superamento di una produzione gestita dalle autorità. Gli storici hanno persino individuato un processo di “indianizzazione” repubblicana, guidato dalla ripresa demografica delle comunità indigene, che in questo periodo acquisì maggiore autonomia e stabilità. Tradizioni derivate dall’era coloniale, come la pittura devozionale, la scultura in pietra di Huamanga, i compagni scheggiati, l’argenteria, i tessuti, i queros e altri oggetti di uso quotidiano, stanno costruendo uno stile differenziato, caratterizzato da una vitalità espressiva. A differenza di altri generi, qui non ci sono grandi salti e interruzioni, ma nuovi stili vengono introdotti progressivamente, al proprio ritmo, sottilmente e gradualmente trasformandosi.
I processi sociali ed economici avviati con l’emancipazione politica della Spagna contribuiscono, tuttavia, a consolidare nuovi ordini sociali, che trasformano progressivamente le forme della creazione artistica. Soprattutto, si impone una nuova mappa culturale, che rafforza la diversità e stabilisce le grandi differenze regionali che ancora oggi definiscono la scena artistica in Perù.
Per quanto riguarda le artista donne in Perù, si ebbe un cambiamento per la condizione della donna a seguito dell’indipendenza riformando già da subito, l’educazione scolastica introducendo almeno, nella Lima repubblicana, quella conosciuta come “educación de adorno para señoritas” dove le ragazze d’ispirazione dell’Europa borghese, cominciarono ad imparare l’arte del disegno, studiare le lingue ecc. In quel periodo (siamo nel 800, precisamente negli anni 40 del 1800) spicca Sabina Meucci figlia di un pittore italiano che aprì una scuola per ragazze dove insieme a suo padre, insegnava disegno, pittura a olio, acquerello e tempera.
Per quanto riguarda le artiste donne considerate pionere nella loro professione, appunto di artista, risalendo al XVII (ovvero ancora nel pieno del vicereame) è considerata Juana Valera, pittrice di nature morte e temi a sfondo religiosi. Si salterà poi quasi nella metà del 1800 con la sopracitata Sabina Meucci, dopo parecchi decenni di “silenzio” dovuta alla situazione precaria del paese, per via delle varie battaglie per l’indipendenza.
Nel 1872 si inaugurò la “Exposición Nacional” ovvero una mostra internazionale dove non mancò la presenza femminile, tra le artiste vi era anche Rebeca Oquendo, artista che si formò in Europa, studiando i grandi maestri del passato.
Proseguiremo nel prossimo articolo con le altre artiste peruviane fino ai giorni nostri, raccontandovi nei dettagli anche del progetto che il nostro studio d’arte insieme all’associazione di donne artista nella storia del Perù (AMPHI_ORG) chiamato “Artistas Peruanas en el Bicentenario” per promuovere le artiste e le loro opere, in relazione alle celebrazioni dei duecento anni d’Indipendenza con una mostra virtuale che sarà visibile dal 1 Agosto al 1 Settembre 2021.