Oggi proseguiamo con il racconto sulle mummie; vi ricordiamo che potete trovare la prima parte cliccando qui.
Dunque vi siete mai chiesti il perché della mummificazione antropogenica? Che finalità sociali avevano?
La mummificazione antropogenica è stata molto importante ai fini sociali in diverse civiltà e possiamo riassumere il suo valore in tre concetti:
Rafforzamento dell’autorità. Pensiamo all’Egitto faraonico, al Perù con gli Incas, soprattutto in una teocrazia era molto importante avvicinare la figura del regnate con quella di un dio e sottolineare la sua natura divina. Un esempio classico è quello del faraone egizio che con il rito funerario si accostava alla figura del dio Osiride. Sempre in Egitto ci si spinge fino al punto di rivestire l’intero corpo di oro, il materiale di cui sono fatti gli dei.
Affermazione di uno status sociale: la mummia veniva utilizzata per affermare il prestigio personale o di una classe sociale; le pratiche di mummificazione erano riservate al sovrano e successivamente alle classi sociali più elevate (tali pratiche erano costose e se le potevano permettere in pochi).
Controllo della forza spirituale: si tendeva ad imbalsamare il corpo del defunto per evitare che il suo spirito agisse in maniera incontrollata (cosa che possiamo riscontrare anche in riti senza la mummificazione; ad esempio nell’antica Roma i morti venivano seppelliti con cibi e bevande, mettendo nella loro bocca una moneta che doveva servire per pagare il dazio e traghettarsi verso l’aldilà).
Dalle testimonianze archeologiche si deduce che le mummificazioni si effettuavano in coincidenza di periodi di forti tensioni sociali le quali necessitavano si una forte autorità centrale. Per esempio ci sono dell’antiche cerimonie Incas dove le mummie dei regnanti defunti venivano portate in processione allo stesso modo come da noi vengono portate le statue dei santi.
Dopo questa introduzione, vi possiamo raccontare di un lavoro di restauro su alcune mummie in Italia. Siamo in centro Italia, nella parte sud della regione Marche, vicino alla città di Ascoli Piceno, precisamente in un piccolo paesino chiamato Monsampolo del Tronto. Ebbene, nel 2003 in seguito a dei lavori di restauro di una chiesa, furono ritrovate 23 mummie e 14 reperti anatomici, risalenti tra il 16° e 17° secolo.
Si tratta di mummie spontanee, tranne per una di cui si ipotizza un processo antropogenico per via di un’incisione all’addome (magari apparteneva alla nobilità della zona). I corpi così come le vesti si sono conservate grazie alle condizione caldo-secco della cripta e le proprietà drenanti del terreno argilloso. Soltanto quella antropogenica fu trovata nuda: da uno studi potrebbe aver indossato abiti in seta e per quelle condizioni climatice non è rimasta traccia.
Questo lavoro si è focalizzato perlopiù sull’inquadramento storico delle loro vesti per ricostruire i costumi in voga tra i contadini di questa parte d’Italia e il restauro di questi vestiti.
E’ possibile consultare l’intera ricerca su questo lavoro: “I tessuti delle mummie di Monsampolo del Tronto, Storia e Restauro” presso la biblioteca della facoltà di Scienze e Tecnologia dell’Università degli Studi di Camerino e visitare il museo della Cripta a Monsampolo, dove sono stati ricreati dei suggestivi spazi per osservare oltre ai corpi mummificati, anche abiti, tessuti, rosari, medagliette e monili e tutti gli oggetti rinvenuti durante lo scavo archeologico nel 2003.