June 18, 2021 Geko 1 Comments

Museo della Cripta con l’esposizione delle mummie (Monsampolo del Tronto)

Oggi si parlerà di un tema definito “poco usuale” nel campo del restauro, di solito si pensa al restauro di quadri, affreschi, sculture, ma la tutela, la cura e la conservazione può riguardare oltre ad opere d’arte anche oggetti antichi quali libri, pergamene, ceramiche ma anche mummie.

Prima di raccontarvi di un lavoro di restauro della quale mi sono occupata grazie alla collaborazione della mia università (Università degli Studi di Camerino) occorre che io introduca prima alcuni concetti, per aiutare a comprendere al meglio questo “mondo”.

Con il  termine “mummia” si intende un cadavere i cui tessuti molli si conservano per un tempo prolungato e in maniera tale da ricordare l’aspetto del corpo in vita.

Dunque per mummificazione intendiamo la conservazione nel tempo dei tessuti molli di un cadavere.

L’origine della parola mummia deriva dal persiano e sta a significare l’asfalto, il bitume  ovvero la resina cristallina di aspetto simile all’asfalto presente in antichi corpi umani provenienti dall’Egitto che si trovava nell’addome e a partire dall’epoca medievale fino all’800 veviva addirittura venduta come farmaco perchè si pensava avesse proprietà curativa, quasi miracolose.

Venendo alla classificazione delle mummie, si hanno essenzialmente tre tipologie:

  • Spontanee o naturali cioè si producono senza l’intervento dell’uomo in condizionali ambientali favorevoli alla mummificazione;
  • Antropologiche o artificiali cioè preparate dall’uomo con  manipolazione chirurgica-chimica che ha reso possibile la conservazione dei cadaveri/tessuti molli. A questa categoria si rifisce quasi il 95% delle mummie più conosciute, a cui appartengono ovviamente tutte le le mummie egizie dinastiche e qui parliamo della famosa IMBALSAMAZIONE;
  • Infine le mummie ottenute favorendo i processi spontanei: che significa? Che l’uomo non manipola il cadavere direttamente, però sà che un certo ambiente favorisce la mummificazione naturale, costruendo necropoli in determinati posti in modo da favorire questo processo.
Mummia datata all’Antico Regno (2500 a.C. circa) appartenente alla collezione egizia del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino

Da quest’ultima informazione deduciamo che esistono habitat favorevoli o sfavorevoli alla putrefazione del corpo, quindi fattori legati sostanzialmente alla temperatura e umidità. Infatti se si hanno condizioni di freddo secco (temperatura e umidità bassa) si tratta di un ambiente particolarmente favorevole alla mummificazione e rappresenta una delle condizioni ottimali; così anche il caldo secco dove la temperatura è ata e l’umidità bassa (pensiamo al deserto egiziano); mentre freddo umido può succedere di avere anche la mummificazione ma per il caldo umido, la putrefazione sarà molto veloce e dunque si avrà solo lo scheletro in circa due settimane.

Ho preparato un piccolo schema dove sono inserite i diversi tipi di mummie a seconda del loro ambiente di deposizione. 

  Freddo secco Caldo secco Freddo umido
Naturali Mummie glaciali
Mummia di Santa Rosa (Viterbo)
Mummie egiziane (predinastiche e di epoca tarda)
Mummie Chinchorro (antiche e di epoca tarda)
Mummie delle torbiere
Artificiali Mummie Chinchorro,
Mummie egiziane (dinastiche),
I ritratti del Fajyum
Induzione processi spontanei Mummie di Ferentillo, Mummie glaciali (siberiane)

*Mummie glaciali: queste hanno in comune il fatto di essersi create naturalmente e spontaneamente grazie alle temperature basse. Sono famose quelle della Groenladia del sito di Qilakitsoq, i marinai della Spedizione Franklin partiti alla ricerca del passaggio a nord-ovest la rotta che va dall’Oceano Atlantico al Pacifico, attraverso l’arcipelago artico del Canada. Le due navi erano rimaste incastrate tra i ghiacci non riuscendosi più a liberare; i primi marinai a morire furono sepolti sull’isola Beechey e negli anni 80 una spedizione scientifica ha aperto le tombe, trovando dei corpi perfettamente mummificati, con abiti in perfette condizioni.

Mummia della Spedizione Franklin

E poi c’è lui il famossissimo Oetzi, la mummia glaciale più conosciuta anche con il nome di mummia del Similaun. Fu ritrovata nel 1991 nelle Alpi al confine fra Italia e Austria risalente praticamente all’età del rame (Eneolitico), la datazione al radiocarbonio ha confermato l’età di oltre 5000 anni essendo un antico esamplare di homo sapiens. E assieme al suo corpo furono trovati anche indumenti e oggetti personali di grande interesse archeologico e ai suoi tatuaggi.

*Mummie egizie (predinastiche e di epoca tarda): sepolture nel deserto nelle tombe a cozzetto, dove il defunto veniva coricato di fianco in posizione fetale e circondatoda offerte, poi si sviluppa in un’architettura semplice coperta, ma l’ambiente è empre secco e il terreno favorisce un drenaggio rapido.

*Mummie del Chichorro: popolo stanziatosi tra il nord del Cile e il sud del Perù, presso il deserto costiero, praticamente le più antiche al mondo e risalenti a migliaia di anni prima della comporsa dell’imbalsamazione in Egitto. Distinguiamo tre principali periodi:

  • Mummie naturali antiche, dove si sono conservati capelli, ciglia..
  • Mummie antropogeniche
  • Mummie naturali di epoca tarda

All’interno delle mummie antropogeniche vengono distinte:

  • Le mummie nere: subivano diversi processi quali disarticolazione, rimozione degli organi interni, essiccazione, arti rinforzate con bastoni e ricomposizione del corpo e pittura del corpo con pigmento nero.
  • Mummie rosse: ablazione del cervello, incisioni per rimuovere i visceri, inserimento di bastoni appuntiti, modellamento del viso con l’argilla e pittura con pigmento rosso.
  • Mummie d’argilla: non si conosce bene il procedimento, forse il corpo veniva affumicato e disidratato e successivamente ricoperto d’argilla.

*Mummie delle torbiere: vengono dal Nord Europa, resti ritrovati in paludi e in prevalenza legata all’età celtica. Hanno la caratteristica di avere intatta la pelle (scura), così come gli organi interni grazie all’acidità dell’acqua, freddo e ambiente anossico.

L’uomo di Tollund – ritrovata in Danimarca

Finisce qui la prima parte del racconto sulle mummie, proseguiremo la prossima settimana! Vi aspettiamo!

Stay tuned!

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