Il sapere dei greci influenzato dai contatti con l’Oriente, si sviluppò non solo nelle arti figurative ma in tutte le discipline, fino alle nuove scoperte in ambito scientifico, impattando fortemente il mondo dell’arte (basti pensare alla correlazione fra la matematica e la ricerca dell’armonia delle figure, così come al collegamento tra la medicina e lo studio per le proporzioni e l’anatomia). Ovviamente le stesse arti si influenzarono a vicenda, come il teatro, certamente dando un certo impulso nella ricerca psicologica e dello stato d’animo contribuendo a far capire l’importanza del gesto.
Nella genesi della scultura greca si voleva esprimere in maniera lineare e semplice le figure, basati su pochi elementi schematici che rispondevano perfettamente alla legge della frontalità: i kouroi e korai. Lo scultore li realizza per essere guardati di fronte, ciò si rifletta in una composizione rigida divisa in due parti simmetriche da una linea verticale. Rompere questa rigidezza, dando espressività e gesto saranno dunque gli obiettivi che gli artisti greci si prefiggeranno a partire dal V secolo a. C. ovvero dall’inizio dell’età della Grecia classica. Gli arti superiori iniziano a staccarsi gradualmente dal resto del corpo, iniziando a flettersi, dando così un ritmo più disinvolto giocando con gli equilibri dinamici contrapposti.
Il culmine di questa ricerca si ebbe con Policleto, la cui perfezione venne raggiunta con il suo portatore di lancia, meglio conosciuto con il nome di Doriforo; l’intera figura è sottoposta a un calcolo ben preciso composto da multipli e sottomultipli, media numerica e geometrica dell’insieme. Tale indagine, portò Policleto all’individuare una teoria della composizione basata su ritmo e proporzioni, racchiusi in un trattato tecnico intitolato Canone a sostegno che la bellezza nasce “dall’esatta proporzione, non degli elementi ma delle parti”.
Tale principio fu accettato e ripreso nei secoli successivi da Vitruvio, padre del De Architectura, unico trattato sull’argomento giuntoci dall’antichità. Questo stesso principio estetico sarà di nuovo protagonista nella rivoluzione rinascimentale attraverso la riscoperta del chiasmo di Policleto.
Ma perché si chiama chiasmo? Di derivazione di una lettera dell’alfabeto greco chiamata “chi (χ)” indicando l’attinenza incrociata tra gli arti in posizione rilassata e quelli in tensione, conosciuta poi con il termine italiano di contrapposto.
Anche l’insegnamento al Geko Art Studio fa si che questi saperi continuino ad essere tramandati per descrivere al meglio sia in scultura che in pittura il movimento conferendo alle figure vitalità e potenza.