Caravaggio, fu un indiscusso protagonista del Barocco italiano, famoso per la sua formidabile acutezza nella riproduzione fedele della realtà così come era, avvolta da una scenografica luce; caratteristiche già considerate rivoluzionarie per l’epoca.
Notizie scritte dall’artista sulla sua particolare tecnica pittorica, purtroppo non ce ne sono e sono poche le testimonianze dei suoi contemporanei sulla descrizione di come usava dipingere. Sappiamo per certo, che Caravaggio prediligeva dipingere direttamente osservando il modello dal vero e usava uno studio di luce che veniva dall’alto; siamo a conoscenza che era molto rapido nelle pennellate, riuscendo perfino a dipingere tre teste in una sola giornata di lavoro!
Attraverso alcune figure restate incompiute nei suoi ultimi quadri, ma soprattutto grazie alle indagini tecnico-scientifiche e sull’attento studio delle sovrapposizioni degli strati di colore, è stato possibile avere qualche notizia in più, circa le varie fasi adottate durante l’esecuzione dei suoi dipinti. Come supporto sceglieva sempre la tela in lino, spesso a tessitura poco compatta, mentre la preparazione era una mestica grassa a base di olio e pigmento di terre d’ombra naturale, dalle tonalità rossastre-brune, con aggiunta di biacca e gesso e qualche volta anche di sabbia. Nelle opere di Caravaggio, molto importante è il colore che viene dato alla mestica, non solo perché influiva sul quadro finito, ma anche perché spesso il pittore manteneva a vista vaste zone di essa, senza dipingervi sopra o magari stendendovi solo una leggera velatura.
Nel momento di tracciare i punti di scomposizione, Caravaggio si avvaleva di praticare delle incisioni a mano libera direttamente sull’imprimitura. Quasi certamente, questi segni nel momento in cui cominciava a dipingere, risultavano poco visibili e detto ciò con molta probabilità, servivano come riferimento per mettere il modello in posizione (per trovare nelle sessioni successive la giusta posa- secondo Roberto Loghi , celebre storico d’arte). Le fonti inoltre, riportano che il Merisi non disegnava, ma dipingeva direttamente copiando dal vero, senza passare (come voleva una consolidata tradizione artistica) attraverso l’elaborazione per idealizzare il dato reale. L’opera risultava infatti eseguita di impulso e subiva correzioni nel corso dell’esecuzione.
Dunque sull’imprimitura non del tutto secca, iniziava a dipingere con pennellate veloci e agili, ma al tempo stesso forti e corpose. Secondo alcuni studiosi, Caravaggio lasciava apposta delle parti della preparazione, usandola come mezzo tono per le penombre, mentre il bianco per le zone di luce dell’incarnato. Le velature venivano stese senza lasciare essiccare completamente il colore sottostante in modo tale che le due superfici pittoriche risultassero impastate insieme (questa tecnica è chiamata dell’impasto a corpo).
Venendo ai colori che troviamo sulla sua tavolozza sono: il bianco di piombo, ocra gialla e ocra rossa, cinabro, verde rame, nero carbone e terre.
Dal 29 Marzo al 3 Aprile 2021 al Geko Art Studio si svolgerà un workshop dedicato proprio alla pittura a olio utilizzando i colori della tavolozza del Caravaggio. Insieme al nostro insegnante Borja Perez Mielgo, conoscerete tutti i segreti dell’incredibile tecnica del grande maestro baracco, dipingendo una copia di un celebre quadro di Caravaggio partendo dall’osservazione di una stampa.
Grazie a questo corso potrete imparare come utilizzare l’effetto del chiaroscuro, alternando i forti contrasti di luce ed ombra, tipiche delle sue opere d’arte così naturalistiche e realistiche.
Il workshop è rivolto sia a principianti che avanzati e permetterà al termine delle lezioni, di portare con sè la copia del dipinto realiazzata.
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