Nella stretta via che ha nome Borgo Pinti, nel tratto che dall’incrocio con le vie Alfani e dei Pilastri giunge a via di Mezzo, spicca, al numero 26, la nobile facciata di quella che fu l’ultima dimora fiorentina di Jean de Boulogne (https://it.wikipedia.org/wiki/Giambologna), per tutti Giambologna, con l’attigua bottega e fonderia, contraddistinta, in alto, dallo stemma gentilizio dell’artista, e, sul portale, da un busto del granduca Ferdinando I, a sancire il rapporto esclusivo che lo scultore fiammingo ebbe col Medici per oltre un ventennio, fino alla morte nel 1608.
L’artista fiammingo giunge a Firenze non ancora trentenne, sull’inizio del 1550, godendo inizialmente dell’ospitalità di Bernardo Vecchietti, che lo aiutò a studiare e ad affermarsi nell’ambiente artistico fiorentino. Dopo essere entrato al servizio del Duca dei Medici, grazie al suo mecenate, si trasferì quindi in Palazzo Vecchio (Vasari, Vite), residenza ducale che la corte stava lasciando per trasferirsi nella nuova e più spaziosa reggia di Pitti.
La dipendenza dal favore granducale, già forte e quasi esclusiva al tempo di Francesco I, si rafforzò ulteriormente con suo fratello Ferdinando, succedutogli nel 1587, al punto che questi, fra i primi provvedimenti adottati in materia di committenza artistica, dispose, a spese dello Stato, la costruzione in Borgo Pinti di una nuova bottega con fonderia annessa alla casa che Giambologna aveva appena comprato, in modo che l’artista potesse lavorare con agio e continuità a imprese granducali sempre più impegnative come la commissione subito ottenuta del Monumento equestre di Cosimo I per piazza della Signoria.
I registri delle Fabbriche Medicee consentono di seguire dettagliatamente le varie fasi dei lavori di costruzioni della bottega, dallo scavo delle fondazioni, iniziato nel 1588, alla rapida edificazione delle muraglie e del tetto con legnami forniti dall’Opera di Santa Maria del Fiore (https://duomo.firenze.it/it/home), allo scavo per realizzare la grande fornace, oggi distrutta, al lastricamento della strada intorno alla bottega.
Per quanto Giambologna si avvalesse per le grandi fusioni delle fonderie granducali della Fortezza da Basso e della Sapienza, fra San Marco e l’Annunziata, nella fonderia di Borgo Pinti, oltre ai bronzetti e alle statue di medie dimensioni, sarebbe stato gettato il cavallo del monumento a Cosimo.
Dal 1592 Pietro Tacca (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Tacca)da Carrara, allievo prediletto del fiammingo, affianca Giambologna nella fonderia di Borgo Pinti e, nel testamento del 1605 verrà nominato usufruttuario della casa dallo stesso artista.
Alla fine del Settecento la casa apparteneva alla famiglia Quaratesi finché, nel 1837, non fu acquistata da Leonardo Bellini e prese il nome, che conserva tutt’oggi, di Palazzo Bellini delle Stelle. (https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Bellini_delle_Stelle)
Il Geko Art Studio organizza mensilmente una visita presso la fonderia artistica Art’ù dove, passando per i diversi ambienti, quali le stanze dei bozzetti, quelle delle cere, delle fusioni e l’officina delle patine, potrete vedere voi stessi come si compone una scultura in bronzo. Terminata la visita, è previsto un piccolo workshop a cura del nostro scultore Octavio Palomino per riprodurre un oggetto ottenuto con il processo della cera persa.