Sulla scia di uno dei nostri articoli pubblicati di recente, dove vi raccontiamo dei colori nell’arte, oggi vi parliamo di un antico e noto pittore tardogotico toscano, famoso fino ai giorni nostri (resta una lettura indispensabile per i restauratori di opera d’arte di pittura su tavola e affresco) per aver scritto un trattato sulla pittura chiamato il “Libro dell’Arte”, il suo nome: Cennino Cennini.
Questo libro, fu scritto in volgare nei primi anni del XV secolo ed è considerato il primo trattato d’arte monografico, contenente molte informazioni sui materiali utilizzati in pittura (pigmenti, pennelli, supporti) e sulle tecniche della pittura e dell’affresco, dove sono riportati anche alcuni suggerimenti e alcuni accorgimenti pratici da applicare. Questo libro, inoltre, costituisce secondo diversi studiosi, il passaggio dalla tradizione trecentesca alla cultura del primo Rinascimento; difatti, per la prima volta l’artista genera dei principi teorici.
Per quanto riguarda la struttura del manoscritto conta 189 capitoli e gli argomenti sono così suddivisi:
Capitoli 1-4 Introduzione e compedio sui temi che verrano trattati.
Capitoli 5-34 Disegno.
Capitoli 35-62 Colori: come si ottengono e come si utilizzano.
Capitoli 63-66 Strumenti: come costruirsi i pennelli.
Capitoli 67-88 Tecnica dell’Affresco.
Capitoli 89-94 Pittura ad olio.
Capitoli 95-102 Applicazione dei metalli: oro, argento, stagno.
Capitoli 103-149 Pittura a tempera su tavola.
Capitoli 150-189 Pittura su supporti particolari, come stoffa, vetro e sculture e cenni su monete/medaglie.
Dato che vogliamo continuare a parte di colori, ci soffermeremo sui capitoli ad essi dedicati dove il Cennini provvede a riportare un vero e proprio ricettario per la creazione di ciascuno dei pigmenti o colorante!
Dal CAPITOLO XXXIX.
Il modo del fare rosso ch’è chiamato cinabrese, da incarnare in muro; e di suo’ natura. Rosso è un colore che si chiama cinabrese chiara, e questo colore non so che s’usi altrove che a Firenze; ed è perfettissimo a incarnare, o ver fare incarnazioni di figure in muro, e lavorallo infresco. Il qual colore si fa della più bella sinopia che si truovi, e più chiara; ed è missidada e triata con bianco santogiovanni, il quale così si chiama a Firenze; ed è fatto questo bianco con calcina benbianca e ben purgata. E quando questi due colori sono ben triati insieme (cioè le due parti cinabrese,e il terzo biancozzo), fanne panetti piccoli come mezze noci, e lasciali seccare. Come n’hai bisogno,tra’ne quel che ti pare; ché il detto colore ti fa grande onore di colorir volti, mani, e ignudi in muro,come detto ho. E talvolta ne puo’ fare di belli vestiri, che in muro paiono di cinabro.
Qui il pittore ci parla del metodo per ottenere il cinabrese, ovvero una terra colorante usato solo a Firenze, perfetto per gli incarnati della pelle da realizzare sull’affresco. Viene mescolata e tritata con il bianco sangiovanni, così chiamato a Firenze (questo pigmento di origine inorganica, chiamato anche bianco di calce – carbonato di calcio puro che deriva dalla carbonatazione della calce). Quando questi due colori sono ben tritati insieme, si ottengono dei panetti piccoli quanto mezze noci da lasciar seccare. Ottimo per colorare il volti, mani e figure nude per l’affresco.
Ricordiamo ai nostri lettori che al Geko Art Studio è possibile seguire dei corsi di come imparare la tecnica dell’affresco secondo la ricetta di Cennino Cennini con la nostra insegnante, la restauratrice Eleonora Vittorini Orgeas. Vi aspettiamo!